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Storia di Natale (chi sono i Tre Re)

I Tre Re

Un tempo il Natale, era più semplice....e forse per questo più sentito ...più vicino a D.o
Erano gli anni 70, e se anche in città era meglio non scendere per la paura dei cortei pro o contro un mondo, noi bambini di strada ci preparavamo al Natale .dai primi di dicembre.
Andavamo a fare i tre re.....a portar la lieta novella in questo modo "lavoravamo" anche noi per gli extra , per il torrone..... il cinema...e magari un fiore per la mamma.
Per fare i tre re non si poteva esser troppo grandi , l'età giusta era tra i sette e i dieci anni, bisognava esser in tre, come i re magi e con una candela accesa si andava per le case. Si bussava e , come aprivano la porta, si cantava: " Noi siamo i tre re ...venuti tutti e tre ....venuti dall'oriente ..per adorar Gesù...ne fise ne fase ne fogo per scaldarse.....Maria Giuseppe Sant'Anna sospira.....ecc.."
Ovviamente chi ti apriva, vedendoci pensava a una BENEDIZIONE DEL CIELO e chiamava tutta la famiglia a raccolta,  facendoci ripetere la filastrocca anche più volte.
C'era chi ti dava subito l'obolo, fatto dalle famose e beneamate lire, e chi voleva farci entrare per offrirci una tazza di latte e riempirci di dolcetti, la cosa più sorprendente e che a farlo spesso era gente povera più dei poveri.....
Quei giorni erano bellissimi, i bambini non avevamo le paure di oggi, se c'era quello strano lo sapevamo arginare, avevamo fiducia nella società, nella nostra banda, nella nostra gang di quartiere.
Quelli più grandi, ci proteggevano ,anche quelli che erano usciti dal carcere, se eran del nostro quartiere ci volevano bene. 
Ovviamente, c'erano dei confini da rispettare, non andavamo per tutta la città , ogni quartiere aveva le sue gang , i suoi confini....e guai a oltrepassarli.
Le nostre zone, grazie alle alleanze erano, Cavana, San Giusto,  Teatro Romano, San Michele, San Vito, Piazzale Rosmini e Sant'Andrea e  le rive .
Cavana oggi, è un posto snob, mentre ai miei tempi era il ritrovo di tutti quelli che per l'umanità erano gli scarti tra cui orgogliosamente mi sentivo di far parte, all'epoca avevo fatto di tutto per esser iniziato e accettato da loro , pensate , dove ci sono le colonnette si appostavano quelli più grandi di qualche anno e se non eri della zona, a quelli della nostra età chiedevan le dieci lire per passare , altrimenti dovevi farti un giro lunghissimo.
La cosa più bella, poi crescendo, è stata superare questi confini.....con l'arte...grazie al teatro ......ho potuto muovermi ovunque....unendo più di una banda...o risolvendo diplomaticamente più di uno screzio , si fondamentalmente......ero e resto uno ......di loro.

Franz un ex ragazzo di strada un ex re magio....

Livio Gusmitta - il mio Maestro

Chi era Livio Gusmitta il mio papà

Un uomo umile, modesto, un uomo che non amava ostentare le sue qualità....
Da ragazzo aveva giocato nella primavera del Milan, nei tuffi era arrivato secondo ai campionati italiani giovanili, a 21 si laurea in Farmacia...e una del Sue canzoni andrà persino a Canzonissima, cantata da Tony Dallara.

Poi ......la morte del padre, lo porterà a lasciare il mondo dell'Arte, per vestire i panni del rappresentante farmaceutico....andando a vivere in quella che era la città natale, Trieste.

Nel mondo della musica si era distinto in quella Milano metà anni 50/60, per esser un cantante rock..dalla "voce di velluto"...e dalle grandi capacità, con la chitarra...
molti lo richiederanno infatti ..non solo al canto ma anche come Maestro....vedi Celentano ..Toto Ruta.... ..Jannacci..e tanti altri, non ultimo Berlusconi quando dovette creare un gruppo musicale per andare sulle navi da crociera..
PAPA' ERA IL LEADER DELLA BAND...

Nella città di Trieste in molti, non hanno mai saputo chi fosse veramente. Lui stesso aveva messo tutto in un cassetto.
Ogni tanto sulla porta di casa con mia madre mentre gli sistemava la cravatta, mi guardava
canticchiando, e mi diceva..."guarda come si veste un carcerato figlio mio...Vivi la Libertà finché puoi" ....
Capivo che Aveva rinunciato, a una vita per darmi la vita....così come rientrava dal lavoro....correva alla sua chitarra ...e stava nel suo studio a suonare per delle ore....ed io lo guardavo come il mio Eroe..che aveva rinunciato al Paradiso..per me...
...l'Arte era una cosa Sua, e continuare a farlo a Trieste lontano dall'Arena dove lui stesso primeggiava, lo riteneva una sconfitta.
Lui era un gladiatore così depose in me una missione d'Amore per il palco....
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Vorrei farvi vedere ....la Dolcezza e la Bontà che ebbe nell'intervista con il Premier Berlusconi..nel parlare...clicca qui
Papà..era umile...e per questo ai miei occhi un EROE

P.S.
dimenticavo...a Celentano aveva insegnato non solo a suonare, ma anche a tirare di box..